MISSIONE PSICOLOGA… UN INTERMINABILE E COSTOSO TOUR DE FORCE!

Ciao,

sono Marta e ho 28 anni. Sono laureata triennale in Scienze Politiche e quinquennale in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, ovvero area infanzia e adolescenza per chi non fosse del mestiere. Il mio intento sarebbe quello di diventare psicologa, ma come si diventa tali oggi in Italia? Ecco la mia storia, un progetto ancora in fieri. Sto attualmente svolgendo il mio terzo tirocinio di formazione, naturalmente non pagato e che non prevede nemmeno un minimo rimborso spese. Si chiama professionalizzante, è post lauream magistrale, dura un anno ed è necessario allo svolgimento dell’Esame di Stato in vista dell’iscrizione all’Albo degli Psicologi. Secondo l’attuale regolamento questi 12 mesi sono suddivisibili in 6 mesi più 6 mesi in due strutture diverse oppure possono essere svolti in modo continuativo presso una stessa struttura; l’importante è svolgere un totale di 1000 ore, con un impegno settimanale di almeno 20 ore, che, se si guarda la realtà, non sono quasi mai rispettate. In eccesso, ovviamente. Non è il primo tirocinio che faccio. Durante il quinquennio universitario ne ho svolti già altri due: uno durante il triennio e uno durante il biennio magistrale, per un totale di circa 8 mesi (250 ore + 400 ore). È scontato aggiungere che non erano pagati nemmeno questi, ma probabilmente ciò è meno grave se queste ore si pensano collocate all’interno del percorso universitario come unione di teoria e pratica. Quello che mi sembra meno accettabile, invece, è che i dodici mesi siano totalmente non pagati, che gli psicologi e le psicologhe non percepiscano nemmeno un minimo rimborso spese. Questo significa che di norma, ancora dopo l’università, si deve ancora essere mantenuti, oppure affidarsi a lavori nel weekend che poco hanno a che vedere con la psicologia (io lavoro in un bar con contratto a chiamata); infatti, l’elasticità che è spesso richiesta per gli orari di tirocinio rende difficile pianificare qualsiasi altro lavoro. Senza contare, poi, che in questo stesso lasso di tempo bisogna anche prepararsi per l’esame di Stato. Torniamo alla storia. Terminata l’università, come molti altri della mia generazione, ho guardato oltre i nostri confini geografici. Così, per ampliare la mia formazione e per provare la famosa “esperienza all’estero” ho deciso, grazie alle possibilità economiche dei miei genitori e al mio modesto ma costante lavoro in un bar (che dura dall’inizio dell’Università), di svolgere i primi sei mesi di questo tirocinio post lauream in Francia (Marsiglia). Qui, oltre a conoscere una realtà dove i servizi pubblici funzionano decisamente meglio che da noi, ho amaramente constatato la differenza di condizione tra noi psicologi italiani e i nostri cugini transalpini. In Francia, infatti, i tirocini vengono pagati (non a me però…. il mio era un tirocinio italiano!) se superano i tre mesi, ma soprattutto non esiste un equivalente per il nostro tirocinio post lauream annuale; per loro, il tirocinio più lungo dura circa 7 mesi ed è incorporato nel secondo anno della laurea magistrale; in questo modo, si entra nel mercato del lavoro ben un anno prima rispetto a noi, anzi due se consideriamo che il liceo dura 4 anni… ecco perché esistono psicologhe (formazione 3+2 anni) che lavorano all’età di 25 anni, assunte dal Servizio Sanitario Nazionale (quindi pubblico) per uno stipendio iniziale di 1400 euro al mese: un’inezia dal loro punto di vista, un miraggio dal mio. Nell’epoca attuale, molto competitiva a livello europeo e non solo, questo conta eccome. Infine, ci tengo a ricordare che per gli studenti universitari è previsto un prestito dalle banche per mantenersi gli studi, una somma che verrà restituita non appena laureati; ciò avviene perché le banche sanno che i laureati il posto lo troveranno e non ci saranno problemi nel restituire la somma prestata. Stiamo parlando dei cugini d’oltre Alpe, non dei soliti e irraggiungibili paesi nordici, per noi fuori classifica. Ma va bene, sarebbe già qualcosa se dopo i 6 anni di formazione a tempo pieno esistessero possibilità concrete di esercitare qui in Italia la professione di psicologi. Non è così facile. Davanti al neo-psicologo ci sono tutte/i quelli che coraggiosamente e onerosamente decidono di intraprendere l’impervia strada per diventare anche psicoterapeuti, acquisizione caldamente consigliata in Italia, soprattutto se si vuole avere qualche speranza di lavorare nel servizio pubblico. Per diventare psicoterapeuti servono altri 4/5 anni di formazione in una scuola di psicoterapia (ne esistono molte in base agli orientamenti teorici), a tutt’oggi ormai quasi tutte private e quindi costosissime. Ogni anno costa all’incirca 4000/5000 euro solo di iscrizione; sono previste ore di lezione, di supervisione clinica, di seminari, e, immancabilmente, di tirocinio! Naturalmente non pagate (perché non si è mai finito di imparare), pur comprendendo di norma anche la presa in carico di pazienti. Quindi a tutti gli effetti un lavoro vero e proprio svolto gratuitamente. l percorso post lauream diventa quindi non solo temporalmente, ma anche economicamente piuttosto gravoso per gli studenti, soprattutto se confrontiamo il mondo degli psicologi con quello, ad esempio, degli specializzandi in medicina i quali, a fronte di responsabilità nelle prese in carico dei pazienti, godono di una generosa remunerazione che gli psicologi si sognano. Mi sembrerebbe giusto ed equo che anche gli psicologi (non sono i soli a vivere di volontariato) avessero il diritto almeno ad una minima retribuzione durante tutti questi anni di formazione e di tirocinio, come ad esempio succede per gli avvocati (anche se la loro situazione non è certamente rosea), ai quali viene garantito almeno un rimborso spese, se non addirittura un piccolo ma gratificante stipendio. Mi chiedo poi: possibile che dopo anni e anni di tasse universitarie, ora debba pagare ancora una media di 20000 euro per una scuola di specializzazione? È possibile che non esistano scuole statali, né borse di studio, né forme di integrazione di queste scuole con i servizi territoriali, come ad esempio esistono per i medici? Loro ce l’hanno fatta ad ottenere la retribuzione durante la specialità, gli avvocati sono pagati durante in tirocinio, e noi psicologi non ci facciamo sentire? E così finisco pure arrabbiata, come ogni volta che racconto questa storia. E piena di domande (Partire? Restare? Ma come?). E convinta però che questo è il mestiere che voglio fare da grande (!). Mal che vada potrò dire, almeno ci ho provato.

15 pensieri riguardo “MISSIONE PSICOLOGA… UN INTERMINABILE E COSTOSO TOUR DE FORCE!

  1. parti,parti che aspetti di fare 40 anni qui mantenuta dai genitori.Molto ingiusto che solo laureati in medicina 6 anni prendano 1.800 euro al mese appena entrano alla specialistica,vero un lavoro duro è importante perchè denigrare le professioni sanitarie,ingegneri,avvocati,archeolog,ingegneri,laureati in lettere,sociologia,scienze politiche i corsi universitari dovrebbero essere uguali per tutti che diversi tra loro sia come durata annuale che come sostegno che come organizzazione si da solo importanza a medicina in Italia infatti è l’unica facoltà dove c’è buona remunerazione e sostegno da parte delle istituzioni,Marta ho mia cugina che ha la tua stessa laurea dopo 8 mesi subito contratto indeterminato quindi consiglio di partire poi un giorno se la nazione cambia puoi sempre ritornare.

    1. eh, è quello che mi frulla nella testa infatti…. fare l’esame di stato a giugno e poi partire! Londra sarebbe la meta che anche affettivamente mi chiama, ergo, chi lo sa! grazie Raffaele.

      1. Bra skrivet! och sant detu.soms. tyvärr får man ju skriva. så hemskt att det finns så många människor som mår dåligt och som kanske inte får den hjälp de behöver

      2. "tam, i wouldn't have a clue, my POST was over 30 years ago and i have never heard the term before from a 'po-po' viewpoint…"Well, that would explain it, because it was only 25 years or so ago that I heard cops using it. (Of course they were older guys even then, so who knows…)But yes, you are obviously well aware that people were cooking off rounds with .38 revolvers both reholstering and on the draw (especially in the days before everybody figured out that holsters should cover the trigger.)

  2. Ciao Marta 2 corsi di studi complimenti molti sacrifici,aiuto genitori ti consiglio di andare in Francia hai 28 anni il tempo vola….magari come dice il ragazzo di sopra un giorno puoi ritornare ma per ora la soluzione è andarsene perchè parlando con amici e genitori dopo a 30 a 35 anni avrai occasione di lavorare all’estero rispetto ai giovani di 25 anni???tanto qui in Italia dubito fortemente visto che siamo reputati choosy

    1. ecco, il fatto di essere ritenuta choosey mi porterebbe subito a fare i bagagli! oltre il danno la beffa caspita…. che arroganza senza conoscere. la realtà è ben diversa! questo è un anno di decisioni… speriamo bene!
      grazie mille

    1. che scuola stai frequentando, se posso? Mi sto un po’ guardando intorno, ma più per curiosità che per effettive possibilità… la vedo come improponibile per ora. tu lavori nel frattempo?
      grazie per il tuo commento….

      1. Frequento la scuola “Il ruolo terapeutico” a Milano. Sì, lavoro, faccio l’educatrice a scuola, naturalmente part time perchè altrimenti non saprei quando trovare il tempo per lavorare gratis, e ovviamente il mio stipendio è irrisorio e se non avessi aiuto non potrei certo andare avanti a studiare.

  3. ah e vorrei anche aggiungere che ho visto annunci per psicologi (non psicoterapeuti nè ricercatori) nel pubblico in cui oltre alla specializzazione era richiesto pure il dottorato!

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